Che cos’è la moda sostenibile?
In un mondo sempre più attento all’impatto ambientale dei prodotti, la sostenibilità sta diventando un argomento centrale nella discussione del futuro della moda. Un’industria della moda ideale dovrebbe proteggere non solo l’ambiente ma anche le vite di coloro che lavorano per produrne i capi. Quello della moda sostenibile è un argomento complesso con molti ostacoli e molte soluzioni diverse. Ecco alcuni esempi di consumo eco-friendly in stile The COMM.
Immagini cortesia di Lucy e Yak.
Problema: inquinamento e spreco dell’acqua
Tinture tossiche nel fiume Buriganga e il prosciugarsi del bacino del lago di Aral a causa della produzione di cotone sono solo alcuni esempi dell’impatto negativo che la moda ha sulle riserve d’acqua nel mondo. Anche quando laviamo i nostri vestiti sintetici o non organici, micro plastiche e pesticidi inquinano l’acqua.
Soluzione: fibre organiche
Le fibre organiche che richiedono poco acqua durante la produzione, come il lino e la canapa, sono considerate più sostenibili, ma non sono versatili quanto il cotone. Il cotone organico richiede meno acqua e non rilascia pesticidi quando viene lavato. Che tu stia cercando capi essenziali o qualcosa di più eccentrico, Lucy & Yak. con la sua vasta gamma di capi in cotone organico (e a buon prezzo) è il brand che fa per voi! E se volete uno stile alternativo giapponese e sostenibile, perché non provare lo stile Mori?
Immagini cortesia di bavard_cadeau.
Problema: spreco di tessuti
A livello globale 92 milioni di tonnellate di vestiti sono buttati in discarica ogni anno. Solo una piccola frazione viene data in beneficenza o rivenduta. Il resto viene gettato o spedito in paesi come Uganda e Rwanda dove viene venduto a prezzi bassissimi, mettendo in grave difficoltà l’economia e l’industria tessile locale. Per non parlare poi degli scarti: praticamente tutti i ritagli rimasti dalla produzione dei vestiti vengono buttati, invece che riutilizzati.
Soluzione: stoffe di recupero
Uno dei trend sostenibili dall’estetica più appariscente è quello del patchwork con stoffe di recupero. Il brand Zero Waste Daniel è un buon esempio: raccoglie gli scarti di produzione da varie aziende di New York e crea modelli unici, il linea con la sua identità stilistica. Un brand simile ma con un look più “Harajuku” è CLEAN the Label, una boutique su Depop che vende modelli Decora creati da stoffe vintage. Anche Strawberry Skies crea bellissimi abiti usando kimono di recupero. Usare gli scarti nella produzione di nuovi modelli evita gli sprechi e riduce la richiesta di stoffe vergini.
Immagini cortesia di Banny.
Problema: Produzione eccessiva
Il modello della “fast fashion” si basa su un mondo dalle infinite risorse, ma sappiano tutti molto bene che questa non è una realtà. L’industria spinge nuovi trend nei negozi ogni settimana e incoraggia il consumismo, ma la velocità della produzione porta a capi di bassa qualità. La merce non venduta viene bruciata facendo impennare le percentuali di gas dannosi nell’atmosfera.
Soluzione: comprare vestiti di seconda mano
Abbiamo già prodotto abbastanza vestiti da dare a ogni essere umano un guardaroba ben fornito! Quindi, per ridurre la costante richiesta di nuovi vestiti, dovremmo comprare capi di seconda mano. Se non siete fan del cercare gemme nascoste tra file e file di vestiti vecchi, potete sempre fare shopping in negozi vintage più curati, sia online che in città. Provate Banny a Harajuku per un’ottima selezione di streetwear vintage!
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Se cercate aggiunte sostenibili per il tuo guardaroba, fibre organiche, tessuti di recupero e capi di seconda mano sono quello che fa per voi. Le vostre preferenze cambiano a seconda di stile e valori personali, ma ricordate di fare ciò che è giusto per voi!
Scritto da Cora, tradotto da Luna.
Immagini cortesia di Oksana Malenkova via Twenty20.